Oasi Maria Santissima di Troina/ Enna.
Oasi di Troina
L’istituto ospita in tutto 160 pazienti e vi lavorano 150 operatori, a fronte dei quali sono in totale 102 i ricoverati contagiati e 60 i sanitari colpiti dalla pandemia, mentre quattro sono le vittime all’interno tra gli ospiti disabili. La polizia giudiziaria, incaricata dal procuratore di Enna, Massimo Palmeri, ha depositato, stamani, una informativa conoscitiva sulla vicenda. Nella struttura la Regione ha inviato un commissario per l’emergenza e sono arrivati i medici dell’esercito. Si attende ancora l’esito di circa 190 tamponi. Da Live UniCt
La Sicilia Web: 14 aprile 2020
ENNA – Epidemia colposa e omicidio colposo. Sono queste le ipotesi di reato sulle quali la Procura di Enna ha aperto un fascicolo contro ignoti riguardante la vicenda dell’Oasi Maria Santissima di Troina, dove nelle ultime ore c’è stata la quinta vittima, una suora laica volontaria positiva al Covid-19. La donna era un’ultraottantenne che da oltre 40 anni viveva all’istituto di ricerca e cura che si occupa di assistenza a disabili mentali gravi. E’ la prima vittima tra gli operatori dopo la morte di quattro ospiti. Era ricoverata da giorni all’ospedale Umberto I di Enna.
All’istituto di ricerca e cura, che ospita 160 pazienti e nel quale lavorano 150 operatori, sono 102 i ricoverati contagiati e 60 i lavoratori sanitari anch’essi contagiati. La polizia giudiziaria, incaricata dal procuratore di Enna, Massimo Palmeri, ha depositato, stamani, una informativa conoscitiva sulla vicenda. Nella struttura la Regione ha inviato un commissario per l’emergenza e sono arrivati i medici dell’esercito. Si attende ancora l’esito di circa 190 tamponi.
Intanto le mamme di due ragazze, tra gli ospiti della struttura risultati positivi, hanno difeso l’Oasi in una lettera pubblica: “In questa tragedia qualcuno ha trovato un modo per scrivere riuscendo forse anche a screditare ed a inculcare una verità diversa di quella che noi conosciamo e cioè che alle nostre ragazze non stanno mancando le cure e le attenzioni particolari che il caso merita, e questo ci dice che le condizioni sono discrete, e che a noi genitori, nonché operatori, tutto ci è chiaro, poiché da parte del personale coinvolto c’è trasparenza…”.
Le due mamme sono anche paramedici che “in questi giorni” hanno “lavorato in trincea ed in silenzio, ma davanti a quanto abbiamo potuto leggere sui social e su alcune testate giornalistiche, sentiamo la necessità e il dovere di scrivere ciò che per noi invece corrisponde a verità”.
“Volevamo ringraziare tutti dentro la struttura – aggiungono – nessuno escluso ricordando che quando il virus ha attaccato, nessuno aveva lo scudo magico, come negli altri posti…. Ma abbiamo quanto meno la delicatezza e la sincerità di dire che all’Oasi tutto si sta tentando, e le nostre ragazze sono al sicuro, nonostante la ‘tempesta’ la nave dell’Oasi non è affondata grazie a Dio perché l’equipaggio è ben dotato, armato di amore, professionalità, competenze, e umiltà, rispetto verso la sofferenza e la fragilità, e la nave grazie a questo non è affondata e non affonderà mai…. a noi non resta che remare insieme all’Oasi, perché la tempesta dovrà passare e la nave alla meta prevista arriverà, col suo equipaggio e con tutti a bordo sani e salvi…. Remiamo insieme e per la nostra nave che è l’Oasi, anche se qualcuno ci vuole nascondere l’àncora…. Un messaggio inoltre – concludono le due mamme – che lanciamo ai grandi leoni da tastiera e dei social è quello di pensare prima di scrivere avendo rispetto delle famiglie e degli operatori coinvolti… Non sapete il danno che create…”.