Home » GERUSALEMME STORICA

GERUSALEMME STORICA


30

sono applicabili alla seconda venuta del Signore.

4. In un senso generale, tutti quelli che amano Cristo

sono preparati a riceverlo; però i credenti stessi possono

più o meno venir sorpresi dalla sua venuta: da ciò le

esortazioni a vegliare. Il servitore sorpreso

dall'improvviso ritorno del padrone, quantunque non vi

sieno dubbi sulla sua fedeltà, deve però trovarsi alquanto

imbarazzato e nell'impossibilità di riceverlo colla

cordialità e colla premura che gli avrebbe dimostrato se

fosse stato vigilante e tutto si fosse trovato in ordine

perfetto per accoglierlo. Quanto diverso è il contegno del

servitore che è "sempre presto "e deciso a non lasciarsi

sorprendere dalla venuta del padrone! Quanto lieta è

l'accoglienza che fanno a Cristo i servitori vigilanti, quale

che sia l'ora nella quale egli venga! Lettore, procura di

esser trovato vigilante a quel modo: il tempo è vicino!

https://www.laparola.net/testo.php 

 

ELLEN WHITE nel “GRAN CONFLITTO”

 "Per sette anni un uomo aveva percorso le strade di

Gerusalemme annunciando tutto ciò che stava per

abbattersi sulla città. Giorno e notte aveva ripetuto: “Una

voce dall’oriente! Una voce dall’occidente! Una voce dai

quattro venti! Una voce contro Gerusalemme e contro il

tempio! Una voce contro gli sposi e contro le spose! Una

 voce contro il popolo!”.2 Arrestato e picchiato, non

emise un solo lamento. Agli insulti e alle percosse,

rispose: “Guai, guai a Gerusalemme! Guai ai suoi

abitanti!”. Il suo grido di avvertimento si spense solo

quando egli morì nel corso dell’assedio da lui predetto.

Nella distruzione di Gerusalemme non morì neppure

un cristiano. Gesù lo aveva predetto ai suoi discepoli e

così tutti coloro che credettero nelle sue parole tennero

conto del segno preannunciato: “Quando vedrete

Gerusalemme circondata d’eserciti” aveva detto Gesù

30

31

sappiate allora che la sua desolazione è vicina. Allora

quelli che sono in Giudea, fuggano ai monti; e quelli che

sono nella città, se ne partano” (Luca 21:20, 21). Dopo

che i romani, agli ordini di Cestio, avevano circondato

la città, inaspettatamente interruppero l’assedio, proprio

quando tutto sembrava favorevole a un attacco definitivo.

Gli assediati che pensavano di non poter più resistere,

erano sul punto di arrendersi quando il generale romano

fece ritirare le sue truppe, senza nessun motivo

apparente. Era la misericordia di Dio.

1) Henry H. Milman, The History of the Jews, vol. 13.

2) Ibidem

La distruzione di Gerusalemme che dirigeva le cose per

il bene dei suoi figli. Il segno preannunciato era stato

offerto ai cristiani in attesa ed essi ebbero l’opportunità

di seguire l’avvertimento del Salvatore. Le cose

andarono in modo tale che né gli ebrei, né i romani

ostacolarono minimamente la fuga dei cristiani. Gli

ebrei si lanciarono all’inseguimento delle forze romane

in ritirata e così, mentre gli opposti eserciti erano

impegnati in una mischia furibonda, i cristiani poterono

abbandonare la città. In quel momento l’intera regione

era priva di nemici che, altrimenti, avrebbero cercato di

intervenire per ostacolarli. Inoltre, durante l’assedio gli

ebrei erano riuniti a Gerusalemme per la celebrazione

della festa dei Tabernacoli e questo permise ai cristiani

dell’intera zona di andarsene indisturbati. Essi fuggirono

verso un luogo sicuro: la cittadina di Pella, nella Perea,

oltre il Giordano.

L’esercito d’Israele, lanciato all’inseguimento di

Cestio e delle sue truppe, piombò sui romani con un tale

impeto da minacciarne la distruzione totale. Fu con

grande difficoltà che i romani riuscirono a sottrarsi

all’assalto ritirandosi. Gli ebrei non ebbero quasi

nessuna perdita e rientrarono a Gerusalemme da

trionfatori, portando i trofei della loro vittoria. Questo 

31

32

apparente successo, però, fu negativo perché ispirò loro

una resistenza così ostinata ai romani che rapidamente si

ritorse sulla città che venne votata alla distruzione.

Quando l’assedio fu ripreso da Tito si abbatterono su

Gerusalemme terribili calamità. La città fu assediata al

tempo della Pasqua, quando milioni di ebrei erano riuniti

dentro le sue mura. Le scorte di viveri che, se

accuratamente gestite, sarebbero potute durare per anni,

erano state distrutte a causa di gelosie e rappresaglie

degli opposti partiti e per questo tutti furono costretti a

sperimentare la tragedia della fame. Una misura di

frumento si vendeva per un talento. I morsi della fame

erano così forti che gli uomini rosicchiavano il cuoio

delle cinture, dei sandali e perfino degli scudi. Di notte,

molti uscivano dalla città per andare a raccogliere le erbe

selvatiche che crescevano fuori dalle mura. In questo

modo molti ebrei furono fatti prigionieri e uccisi dopo

atroci torture. Spesso accadeva che quanti ritornavano da

queste spedizioni notturne venivano aggrediti dai propri

concittadini e depredati del frutto della loro rischiosa

impresa. Le torture più inumane furono inflitte da chi

stava al potere per costringere a consegnare le modeste

riserve di viveri che qualcuno era riuscito a nascondere.

Non di rado queste crudeltà erano perpetrate da uomini

ben nutriti che volevano unicamente accumulare delle

provviste per il futuro.

Migliaia furono i morti per fame o per epidemie. I

legami affettivi sembravano aver perso valore: i mariti

derubavano le mogli e le mogli i mariti; i figli, a loro

volta, arrivavano perfino a strappare il cibo dalla bocca

dei genitori anziani. La domanda del profeta: “Una donna

dimentica ella il bimbo che allatta?” trovava una risposta

all’ombra delle mura della città. “Delle donne... hanno

con le lor mani fatto cuocere i loro bambini, che han

servito loro di cibo, nella ruina della figliuola del mio

popolo” (Isaia 49:15; cfr. Lamentazioni 4:10). Si

adempiva di nuovo la profezia pronunciata quattordici

32

33

secoli prima: “La donna più delicata e più molle tra voi,

che per mollezza e delicatezza non si sarebbe attentata a

posare la pianta del piede in terra, guarderà di mal

occhio il marito che le riposa sul seno, il suo figliuolo e

la sua figliuola, per non dar loro nulla… de’ figliuoli che

metterà al mondo, perché, mancando di tutto, se ne

ciberà di nascosto, in mezzo all’assedio e alla penuria

alla quale i nemici t’avranno ridotto in tutte le tue città”

(Deuteronomio 28:56, 57).

I capi romani cercarono di terrorizzare gli ebrei per

costringerli alla resa. I prigionieri che resistevano

venivano percossi, torturati e crocifissi sotto le mura

della città. Ogni giorno, tali esecuzioni si contavano a

centinaia. Si continuò così fino a quando, lungo la valle

di Giosafat e sul Calvario ci furono così tante croci che

non c’era quasi più spazio per passarvi in mezzo. Si

adempiva così, e in modo spaventoso, l’affermazione

pronunciata dal popolo davanti a Pilato: “Il suo sangue

sia sopra noi e sopra i nostri figliuoli” (Matteo 27:25).

Tito, sconvolto alla vista di tutti quei cadaveri che

giacevano nella vallata intorno a Gerusalemme, avrebbe

volentieri evitato tali orrori e risparmiato alla città una

sorte così crudele. Dall’alto del monte degli Ulivi egli

contemplò estatico il tempio meraviglioso e ordinò ai

suoi uomini che non ne fosse toccata neppure una

pietra. Prima di dare inizio all’attacco di quella fortezza,

Tito rivolse un ultimo invito ai capi ebrei, perché essi

non lo costringessero a contaminare con il sangue quel

luogo sacro. Se essi fossero usciti di là, per combattere,

nessun romano avrebbe violato la santità del tempio. Lo

stesso Giuseppe Flavio, con un eloquente appello esortò

gli ebrei alla resa e li invitò a salvarsi e a salvare la città

e il luogo sacro di culto. In risposta ottenne soltanto

amare imprecazioni e una pioggia di frecce che

cercarono di colpire quell’ultimo mediatore umano. Gli

ebrei avevano respinto le esortazioni del Figlio di Dio e

ora ogni altro invito non faceva che accrescere in loro la

33

34

convinzione a resistere fino all’ultimo. Vani furono

pertanto gli sforzi di Tito per salvare il tempio. Qualcuno

più grande di lui aveva dichiarato che non sarebbe

rimasta pietra sopra pietra.

La cieca ostinazione dei capi ebrei e i tremendi crimini

perpetrati nella città assediata, suscitarono l’orrore e

l’indignazione dei romani. Tito, alla fine, decise di

prendere d’assalto il tempio intenzionato, probabilmente,

a salvaguardarlo dalla distruzione. I suoi ordini, però,

non furono rispettati. Dopo che, calata la notte, si era

ritirato nella sua tenda, gli ebrei uscirono dal tempio per

attaccare i soldati romani. Nella foga della lotta, un

soldato gettò una torcia accesa attraverso un’apertura del

portico e immediatamente le stanze adiacenti al tempio,

rivestite di legno di cedro, si incendiarono. Tito si

precipitò sul posto, seguito dai suoi generali e dai

legionari e ordinò ai soldati di spegnere l’incendio. Le

sue parole non furono ascoltate. Nel loro furore i soldati

si precipitarono all’interno del cortile sacro e passarono a

fil di spada quanti si erano rifugiati nelle stanze attigue. Il

sangue scorreva a fiotti, scendendo dai gradini. Gli ebrei

morivano a migliaia. Al di sopra del fragore della

battaglia si udirono delle voci gridare: “Icabod!”, cioè la

gloria se n’è andata!

Tito non riuscì a frenare l’ira dei suoi uomini. Entrato

nel tempio in compagnia degli ufficiali, osservò l’interno

dell’edificio sacro e rimase colpito dal suo splendore.

Siccome le fiamme non avevano ancora raggiunto il

luogo santo, Tito fece un ultimo tentativo per salvarlo,

invitando i soldati ad arrestare il progredire dell’incendio.

Il centurione Liberalis cercò di imporre l’ubbidienza,

assecondato dagli altri ufficiali, ma fu tutto inutile: il

rispetto per l’imperatore non riuscì a frenare la rabbia nei

confronti degli ebrei, l’eccitazione della battaglia e la

sete di saccheggio. I soldati vedevano ovunque il

luccichio dell’oro, reso ancor più scintillante dal bagliore

delle fiamme e pensavano che nel santuario fossero

34

*ADORAZIONE*

*ADORAZIONE* - NUOVA GERUSALEMME

SALA DI CULTO MANNHEIM (GERMANIA) ANDIAMO ALLA CASA DEL SIGNORE! ADORIAMO, LODIAMO, RINGRAZIAMO! CREDIAMO, UBBIDIAMO LA PAROLA DEL SIGNORE!

*ADORAZIONE* - NUOVA GERUSALEMME

Evangelista: Timpanaro Salvatore

*ADORAZIONE* - NUOVA GERUSALEMME

COLPORTAGE / EVANGELIZZAZIONE ATTRAVERSO LA STAMPA: GESU' TI SALVA! Lo SPIRITO SANTO Ti guida a LUI, attraverso la SACRA BIBBIA. Credi-ubbidisci! Ti battezzi e vieni salvato/a. Vivi conforme il Teovangelo. Sei un/a cristiano/a praticante. Vieni purificato/a, giustificato/a. La vita di perfezione cristiana è una comunione giornaliera con GESU' CRISTO. Vivere in santità!

OPERA MISSIONARIA CRISTIANA -PAVIA

OPERA MISSIONARIA CRISTIANA -PAVIA - NUOVA GERUSALEMME

QUESTO E' IL MIO SITO A PAVIA VIA CIVIDALE, 15

OPERA MISSIONARIA CRISTIANA -PAVIA - NUOVA GERUSALEMME

OPERA MISSIONARIA CRISTIANA -PAVIA - NUOVA GERUSALEMME

BENVENUTI NELLA CITTA' DI PAVIA. CON I PANNI DI PECCATORE NON SI ACCEDE A PAVITA. NUOVA GERUSALEMME!

SCUOLA MISSIONARIA INTERNAZIONALE

SCUOLA MISSIONARIA INTERNAZIONALE - NUOVA GERUSALEMME

SCUOLA MISSIONARIA INTERNAZIONALE <1967-1969>

SCUOLA MISSIONARIA INTERNAZIONALE - NUOVA GERUSALEMME

EVANGELIZZAZIONE A WORMS MONUMENTO "RIFORMATORI"/ LUTHERPLATZ (1970)

SCUOLA MISSIONARIA INTERNAZIONALE - NUOVA GERUSALEMME

ESCURSIONE SCOLASTICA